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Materie prime, materie rare

Data ultimo aggiornamento: 07/02/2022

 

Approfondimento – Report analitici

La sezione raccoglie i report di BM&C Società Benefit che presentano nel dettaglio le situazioni di crisi che competono ai vari scenari.

Nuovi scenari del petrolio


La caduta dei prezzi del petrolio nella seconda parte del 2014 ha catturato l'attenzione delle case di investimento che hanno proposto un ventaglio di possibili punti di caduta della situazione per i prossimi mesi. In realtà i movimenti sui prezzi, al di la della loro probabile natura congiunturale, sono la manifestazione di cambiamenti radicali nel panorama della produzione e della domanda dei prodotti energetici che avranno un carattere strutturale. In questo contesto l'Europa dovrà affrontare il tema del proprio approvvigionamento energetico potendo contare meno che in passato sullo scudo offerto dalla potenza statunitense. Per questa ragione dovrà emergere una politica energetica comunitaria senza la quale, anche per la concorrenza della Cina come paese importatore, l'Europa si troverà ad affrontare ogni eventuale emergenza energetica da una posizione di grande debolezza. (Documento chiuso il 10 dicembre 2014)
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Il rischio di una crisi alimentare globale


Gli effetti della invasione dell’Ucraina si diffondono globalmente come delle onde, innescando dei processi a catena. Una delle conseguenze più importanti riguarda il mercato dei cereali di cui Russia e Ucraina sono tra i principali esportatori. Non si tratta solo di valutare l’aumento del prezzo - spinto peraltro anche dalla crescita dei costi per i fertilizzanti - come sostegno alle tensioni inflazionistiche, quanto di prendere in considerazione la previsione di una scarsità dell’offerta che colpirà soprattutto i paesi che dipendono in misura maggiore dalle esportazioni che arrivano dal Mar Nero. In questo rapporto, oltre a considerare le caratteristiche generali del mercato, viene descritta la situazione che potrebbe crearsi nei paesi MENA (Middle East and North Africa) dove i cereali costituiscono una componente fondamentale della dieta della popolazione. Si vede come la guerra può innescare degli effetti sistemici di destabilizzazione a livello globale, creando le condizioni da una parte per movimenti di protesta in tutta l’area, dall’altra per una crescita esponenziale del fenomeno (chiuso il 29 marzo 2022)
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Gli effetti del conflitto tra Ucraina e Russia Il rischio di una crisi alimentare globale - Seconda parte


La guerra che la Russia ha mosso verso Kyiv, e dunque verso il Mondo Occidentale, si combatte su più livelli. Accanto infatti alle atrocità della guerra convenzionale, Mosca appare disposta a sfruttare ulteriori strumenti, definibili secondo le logiche della guerra ibrida, per fare pressione sui politici occidentali. Tra questi, oltre il gas, vi è il grano e appare plausibile che la Russia abbia scelto proprio di utilizzare questo cereale come arma per destabilizzare intere regioni del pianeta. Come abbiamo visto in un nostro precedente report, l’Ucraina è uno dei principali produttori ed esportatori di grano nel mondo e vi sono nazioni, quali l’Egitto, che dipendono in larga parte proprio dalle forniture di grano provenienti da questo paese. Non può essere casuale quindi la scelta del Cremlino di minare i porti che si affacciano sul Mar Nero ancora in mano ucraina, tra questi il principale è quello di Odessa.
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Gli effetti del conflitto tra Ucraina e Russia Il rischio di una crisi alimentare globale - Seconda parte


La guerra che la Russia ha mosso verso Kyiv, e dunque verso il Mondo Occidentale, si combatte su più livelli. Accanto infatti alle atrocità della guerra convenzionale, Mosca appare disposta a sfruttare ulteriori strumenti, definibili secondo le logiche della guerra ibrida, per fare pressione sui politici occidentali. Tra questi, oltre il gas, vi è il grano e appare plausibile che la Russia abbia scelto proprio di utilizzare questo cereale come arma per destabilizzare intere regioni del pianeta. Come abbiamo visto in un nostro precedente report, l’Ucraina è uno dei principali produttori ed esportatori di grano nel mondo e vi sono nazioni, quali l’Egitto, che dipendono in larga parte proprio dalle forniture di grano provenienti da questo paese. Non può essere casuale quindi la scelta del Cremlino di minare i porti che si affacciano sul Mar Nero ancora in mano ucraina, tra questi il principale è quello di Odessa.
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I semiconduttori - La supply chain


Con un mercato valutato in 527.88 miliardi di dollari nel 2021 e una crescita costante del suo valore, che, si stima, supererà i mille miliardi di dollari nel 2028, l’industria dei semiconduttori si colloca ai primi posti tra i settori più importanti e in espansione del mercato globale. Nel 2019 i semiconduttori hanno occupato il quarto posto tra i prodotti più commerciati al mondo, dietro solo al greggio, al petrolio raffinato e al settore automobilistico. L’importanza di questi prodotti è data dal ruolo centrale che essi svolgono nel settore informatico e tecnologico. I semiconduttori, infatti, sono alla base del funzionamento dei diodi e dei transistor che, assemblati, costituiscono microprocessori e LED.
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Gas naturale, quale futuro per l’Europa? - Prima parte


Mentre la guerra procede sul campo e Putin annuncia la mobilitazione di 300mila riservisti, il blocco occidentale e la Russia combattono sul fronte energetico. Il Cremlino ha annunciato la chiusura del Nord Stream 1 mettendo alle strette il continente europeo, fortemente dipendente dal gas naturale russo. In questo primo report e nel successivo analizzeremo le possibili alternative per l’Europa attraverso le quali affrancarsi dal gas russo. In particolare ci concentreremo sulla Norvegia, in questa prima parte e invece su Algeria, Azerbaigian e forniture di LNG nella successiva.
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Gas naturale, quale futuro per l’Europa? - Seconda parte


Dopo aver analizzato la disponibilità di gas della Norvegia, ci soffermeremo, in questo secondo report, su Algeria e Azerbaigian, paesi che a differenza del primo presentano alcuni aspetti critici in tema di rispetto delle regole democratiche sia a livello interno che nei rapporti internazionali e per questo risultano meno affidabili nel tempo nel garantire i flussi verso l’Europa. (La prima parte è stata inviata il 22 settembre).
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Terre rare - Il monopolio cinese


In questo report concentreremo la nostra attenzione sulle terre rare, un gruppo di 17 elementi della tavola periodica aventi proprietà tali da renderle fondamentali nell’industria tecnologica, in quella militare e in quella energetica. Sono inoltre un mattone fondante dell’industria green. Troviamo, infatti, componenti derivati dalle terre rare negli impianti fotovoltaici, nelle batterie con cui si alimentano le auto elettriche, nelle turbine eoliche oltre che negli smartphone. L’estrazione e la successiva lavorazione di queste materie prime hanno luogo prevalentemente in Cina e questa concentrazione rende l’Europa e gli Stati Uniti dipendenti dalle esportazioni di un paese che ha dimostrato a più riprese di avere interessi contrastanti rispetto al blocco occidentale. Pensiamo ad esempio al progetto dell’Unione Europea di interrompere, entro il 2035 la produzione di auto a combustibile fossile. Questa decisione inevitabilmente determinerà l’aumento della domanda di auto elettriche e di conseguenza di batterie che utilizzano terre rare importate dalla Cina. Questa dipendenza eccessiva ci espone quindi al rischio di interruzione delle forniture e ai possibili ricatti di Pechino. Già in alcuni dei nostri precedenti report avevamo analizzato situazioni in cui le supply chain di un determinato prodotto sono talmente concentrate in uno o pochi paesi, che eventi avversi che si verificano in determinate aree del mondo, espongono i paesi sviluppati al rischio di rimanere privi di forniture. La guerra in Ucraina ha ad esempio messo a nudo l’eccessiva dipendenza europea dal gas russo; lo spettro di una guerra nello stretto di Taiwan invece mette a repentaglio la sicurezza degli approvvigionamenti di chip dal momento che gran parte della filiera di lavorazione di questi ultimi è situata nell’estremo oriente
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Israele e Libano Il giacimento di Karish - Aggiornamento


In un nostro report precedente denominato “Israele e Libano - Il giacimento di Karish” , avevamo posto l’attenzione sulle tensioni venutesi a creare tra Israele e Libano riguardo alla delimitazione delle proprie Zone Economiche Esclusive. La situazione pare essersi sbloccata però a inizio ottobre (2022), grazie alla mediazione americana. Le parti sono giunte ad un accordo diplomatico che ha consentito loro, almeno per il momento, di risolvere la controversia in maniera pacifica. Il presidente americano Biden ha definito questo accordo come “storico” proprio perché ha fatto sedere al tavolo delle trattative due paesi nemici.
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Global Supply Chain Pressure Index


Il Global Supply Chain Pressure Index o GSCPI è un indicatore adottato dalla Federal Reserve Bank of New York per monitorare lo stato di pressione a cui sono sottoposte le supply chain globali, dopo che si è dimostrato il legame tra questo stato di tensione e la crescita inflattiva. Dallo studio del grafico, si evince che ciascun picco disegnato dalla curva può essere ricondotto al verificarsi di un evento avverso in una determinata area del mondo. Questo ci consente di supporre che esiste una correlazione tra eventi sfavorevoli e stabilità delle supply chain.
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